GSS - 232 Li/SV - BURANCO RAMPIÙN
IN GROTTA
Regione: | Liguria |
Provincia: | Savona |
Comune: | Magliolo |
Località: | Prati del Rampione |
Area Carsica: | SV 20 |
Quota dellIngresso: | 1130 m slm |
Dislivello: | -150 m |
Sviluppo Reale: | 1950 m |
Geologia
Compresa tra il Giogo di Giustenice e il Colle del Melogno, la zona ove si apre la cavità (1150 m s.l.m.) è localizzata un centinaio di metri sotto il Monte Grosso, il quale precipitando ad oriente con erte bastionate sulla Valle Maremola, e digradando ad occidente con estesi boschi di faggio verso la Valle Bormida di Bardineto, costituisce una panoramica cima dello spartiacque prealpino ligure-padano.
La cavità si sviluppa estesamente nella serie Brianzonese, calcareo-dolomitica, attribuita (carta geologica fg. 91-92) all'anisico-ladinico (trias medio), fortemente tettonicizzata, della Dolomia di San Pietro ai Monti.
I limiti impermeabili del sistema sono rappresentati da un basamento paleozoico costituito dalle metamorfiti pretriassiche dei Porfiroidi del Melogno, alla quale si sovrappone la copertura mesozoica delle Quarziti di ponte di Nava. In questo particolare settore del versante valbormidese, la serie carbonatica risulta sovente ricoperta, per sovrascorrimento, dalle stesse metamorfiti pretriassiche dei Porfiroidi del Melogno.
Avvicinamento
Da Finale Ligure si sale fino al colle del Melogno, superata la porta del forte si svolta subito a sinistra su strada sterrata e tenendo sempre la destra si arriva a un cancello, da qui si prosegue a piedi per un'ora fino a un'ampia curva subito prima di un bivio. Quindi si scende a sinistra per un sentierino fino a raggiungere un ripido pendio sulla sinistra sul quale dopo altri 20 mt. si apre il grande pozzo di ingresso.
Descrizione Grotta
Sull'orlo della grande dolina di accesso (punto 1 del rilievo), si utilizza un imponente faggio prossimo all'imbocco per armare lo scivolo, che ben presto diviene una stretta e scivolosa cengia per mezzo della quale si raggiunge un arco naturale di roccia (p.to 2) sospeso sul buio pozzo che precipita per circa 50 metri. Tale baratro e i successivi due pozzetti di 20 e 10 metri per un totale di circa 80 m di profondità rappresentano il fondo conosciuto sino al 1976 (p.to 4). Anziché scendere la grande verticale è possibile dal ponte di roccia traversare a destra circa 6 m, utilizzando alcuni fittoni di acciaio, per raggiungere un basso terrazzino presso il quale si apre una piccola finestra (p.to 5) che immette su un pozzo da 12 m (frazionamento a metà). Alla base di quest'ultimo la cavità prosegue con un angusto cunicolo di ridotte dimensioni, lungo circa 6 metri (p.to 6) alla cui termine si apre un secondo pozzo da 8. Dalla base di quest'ultimo salto la grotta diviene assai più ampia e si arricchisce di pregevoli colate concrezionali. Dopo un breve tratto in discesa, superata una quinta di roccia, la galleria si affaccia su un ulteriore pozzo di 17 metri a forma di fusoide, che presenta un frazionamento a circa 6 mt dalla partenza. Ancora un salino di 4 m da armare con corda e una saletta di discrete dimensioni (p.to 7) adduce ad un angusto ambiente sul fondo del quale, una verticale fessura precipita nel buio. Attrezzando la corda su un attacco posto prima della quinta rocciosa e doppiando l'armo su altri due fittoni di acciaio prima della fessura è possibile discendere quest'ultima per trovarsi in cima ad un ampio fusoide verticale. È questo il Pozzo Sigma, un baratro di 40 metri di profondità (p.to 9) e del diametro di circa una decina di metri ove la corda ne percorre precisamente l'asse centrale.
La profondità della grotta alla base del P40 è di 100 metri dall'ingresso. Da qui la cavità perde le sue iniziali connotazioni da abisso verticale assumendo un andamento sub-orizzontale e morfologie talvolta freatiche, sviluppatesi su più livelli, chiara testimonianza delle molteplici fasi genetiche avvicendatesi nei milioni di anni. Proprio alla base del P40 si dipartono tre diramazioni: la prima è la breve "Via dei Pozzetti", la seconda è il "Ramo Hobi Ben Kenobi" che, lungo un centinaio di metri riccamente concrezionati, termina in una disagevole diaclasi ascendente percorsa da forti correnti d'aria (p.to 10). Svoltando invece a sinistra in direzione Ovest, si percorre una bassa galleria ellittica con una modesta incisione gravitativa sul pavimento che adduce ad una saletta ove si dipartono diverse diramazioni (p.to 12). Inoltrandosi in quella intermedia, si procede carponi per un basso cunicolo a profilo semicircolare, il cui pavimento orizzontale è inizialmente costituito da depositi di fine sabbia. Sia raggiunge così un più ampio vano dal quale una larga e bassa galleria, impostata su una frattura in forte pendenza, scende ripida sino ad incrociare, in corrispondenza di una angusta strettoia percorsa da un piccolo corso d'acqua, una alta forra dalle pareti verticali e marcatamente segnate da fenomeni erosivi. Proseguendo a sinistra (interessanti livelli di sedimentazione concrezionati) si perviene infine al ramo del fiume (p.to 13), il livello attualmente attivo della grotta. Da questo punto è possibile procedere, seguendo il torrente sia verso valle nel "Ramo di Valle", sia verso monte nel "Ramo Galassia". Per proseguire nel "Ramo di Valle" è sufficiente seguire il corso sotterraneo ora in piedi, ora strisciando nel greto del fiume, costituito prevalentemente da ciottoli fluitati di dolomia e altri litotipi non carsificabili, sino al punto in cui il corso d'acqua si perde tra accumuli detritici di crollo. Poco prima, un bivio sulla sinistra conduce al Pozzo Ellittico (p.to 19), un imponente camino a base ellittica. Ritornando alla via attiva, si procede per un angusto cunicolo sabbioso, sormontato da una serie di passaggi fossili, che immette in una grandiosa sala caratterizzata da potenti accumuli clastici (p.to 21). In fondo alla sala si ritrova il torrente che da qui scorre in una stretta galleria percorribile ancora per poche decine di metri (p.to 23). Oltre il torrente è percorribile per una cinquantina di metri solo con attrezzature subacquee (p.to 24).
Sempre dalla sala terminale una finestra a pochi metri di altezza permette di proseguire poco oltre in un complesso reticolo di gallerie ormai fossili e caratterizzate da inquietanti fenomeni tettonici che ne hanno reso marcatamente instabili sia le pareti che la volta stessa, il fondo della via fossile è costituito da diffusi accumuli clastici di frana che aspirano tutta la forte corrente d'aria che percorre l'intero Ramo di Valle. Solo recentemente alcune risalite nei pressi del fondo hanno premesso di raggiungere un nuovo livello fossile a morfologia tipicamente freatica, posto circa 40 metri sopra l'attivo: le "Gallerie del Gom Jàbbar" (p.to 22) anch'esse interessate da pericolosi fenomeni di crollo, segno tangibile della potente tettonicizzazione che ha interessato tutto l'attuale fondo.
Per inoltrarsi invece a monte nel "Ramo Galassia" è necessario ritornare al punto 13 e risalire il corso d'acqua sempre che il livello idrico lo permetta. Superato infatti un basso laghetto si perviene ad un vasto ambiente costituito da due imponenti camini ascendenti i "Camini Gemelli". Alla base del primo si diparte una bassa condotta ellittica dalla quale proviene il corso d'acqua e che risulta percorribile solo nei periodi di magra. Più a monte la galleria si amplia presentando diramazioni fossili sovrastanti. Dopo un centinaio di metri però la galleria si riabbassa nuovamente sino al "Sifone dei Piani Paralleli" (p.to 14), un passaggio spesso impraticabile, il quale solo in periodi di magra ha permesso di esplorare un'alta galleria: la "Forra Sovrapposta" e i successivi "Saloni Andromeda" un vasto ambiente di crollo ove una cascata alimenta un reticolo idrico sottostante impercorribile. Da qui una serie di strettoie transitabili a fatica strisciando sovente nell'acqua, conducono ad un'ulteriore saletta ("Rami del Venerabile Joda") da cui parte una nuova forra che risale per una cinquantina di metri sino ad un laminatoio attualmente limite massimo dell'esplorato.
A cura di Enrico Massa (Gruppo Speleologico Savonese)